Cassazione penale Sez. V sentenza n. 48115 del 4 dicembre 2023

ECLI:IT:CASS:2023:48115PEN

Massima

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Il reato di atti persecutori (art. 612-bis c.p.) può essere integrato anche da condotte di molestia e interferenza nella vita privata della vittima, come pedinamenti e appostamenti sotto la sua abitazione, che, pur non espressamente contestate, emergano nel corso dell'istruttoria dibattimentale, purché l'imputato abbia avuto modo di esercitare pienamente il suo diritto di difesa. Tali condotte, anche se non specificamente indicate nell'imputazione, possono essere legittimamente considerate ai fini della configurazione del reato, in quanto meri dettagli non essenziali della condotta persecutoria complessivamente accertata. Il reato di atti persecutori può concorrere con quello di diffamazione, quando la condotta diffamatoria costituisce una delle molestie che integrano il reato di cui all'art. 612-bis c.p. Il reato di violenza o minaccia a pubblico ufficiale (art. 336 c.p.) non è assorbito da quello di atti persecutori (art. 612-bis c.p.), in quanto il primo richiede l'ulteriore requisito della finalizzazione della minaccia al compimento di un atto contrario ai doveri d'ufficio, elemento non necessario per la configurazione del reato di cui all'art. 612-bis c.p. La prescrizione del reato non può essere rilevata in sede di legittimità in caso di inammissibilità del ricorso per cassazione dovuta alla manifesta infondatezza dei motivi, in quanto la mancata formazione di un valido rapporto di impugnazione preclude la possibilità di rilevare e dichiarare le cause di non punibilità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. SESSA Renata - rel. Consigliere

Dott. SGUBBI Vincenzo - Consigliere

Dott. CIRILLO Pierangelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
Sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 30/01/2023 della CORTE APPELLO di TRIESTE;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. RENATA SESSA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. PASSAFIUME SABRINA.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza del 30.01.2023, la Corte di appello di Trieste, ha parzialmente riformato - limitatamente alla pena - la pronuncia emessa dal Tribunale della medesima citta…

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