Il mutamento di destinazione d'uso di un immobile da deposito a civile abitazione, senza il previo ottenimento dei necessari titoli abilitativi, integra un abuso edilizio non sanabile, in quanto in contrasto con la destinazione urbanistica dell'area e con la normativa in materia di strutture ricettive. La domanda di condono edilizio presentata in tali casi, contenente dichiarazioni inesatte e omissioni preordinate a trarre in inganno l'amministrazione circa la qualificazione giuridica dell'illecito e l'entità dell'oblazione dovuta, deve essere qualificata come dolosamente infedele ai sensi dell'art. 40 della legge n. 47/1985, con conseguente rigetto della stessa. Il provvedimento di diniego del condono, adottato in assenza di preavviso di cui all'art. 10-bis della legge n. 241/1990, non è annullabile qualora il suo contenuto non avrebbe potuto essere diverso da quello in concreto adottato.