Cassazione penale Sez. I sentenza n. 23001 del 4 giugno 2009

ECLI:IT:CASS:2009:23001PEN

Massima

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Il dolo diretto per il reato di tentato omicidio può essere desunto dalla natura e dalle modalità dell'azione delittuosa, dalla direzione del colpo inferto, dalla zona del corpo della vittima deliberatamente attinta, nonché dal movente che abbia animato l'agente, anche in assenza di sequestro dell'oggetto utilizzato e di immediata consulenza medico-legale, purché le risultanze processuali siano univoche e logicamente argomentate. Il dolo eventuale, che presuppone la rappresentazione e l'accettazione del rischio di cagionare l'evento morte, è incompatibile con la fattispecie di tentato omicidio, la quale richiede invece il perseguimento diretto dell'obiettivo di provocare l'evento letale. Pertanto, il giudice di merito, nel qualificare il fatto come tentativo di omicidio, deve accertare in modo rigoroso l'esistenza di un dolo diretto, sulla base di elementi obiettivi che dimostrino inequivocabilmente l'intenzione dell'agente di cagionare la morte della vittima, senza potersi limitare a desumere tale elemento soggettivo dalla mera idoneità e univocità degli atti compiuti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FAZZIOLI Edoardo - Presidente

Dott. SIOTTO Maria Cristina - Consigliere

Dott. BARBARISI Maurizio - Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. CASSANO Margherita - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) MI. MA. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 06/02/2008 CORTE APPELLO di ROMA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. CAVALLO ALDO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. MONETTI Vito, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

Udito il difensore avv. Valentini Gabriele, in sostituzione dell'avv. Macchioni, c…

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