Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Ai fini dell'individuazione dei soggetti tenuti alla bonifica di un sito inquinato, in applicazione del principio "chi inquina paga", occorre adottare una concezione sostanzialistica di impresa, andando oltre la mera frammentazione soggettiva e attribuendo le conseguenze delle condotte inquinanti a tutti i soggetti ai quali esse sono effettivamente riferibili in ragione della loro partecipazione all'attività economica che ha dato origine all'inquinamento, anche in assenza di specifici atti di ingerenza o di una partecipazione azionaria totalitaria o maggioritaria. Rilevano, a tal fine, gli elementi che denotano l'integrazione dell'attività della società "figlia" nell'ambito della strategia industriale della società "madre", quali l'intreccio di partecipazioni azionarie e cariche societarie, l'intervento della capogruppo a sostegno dell'attività della partecipata, la strumentalità di quest'ultima rispetto agli obiettivi del gruppo. L'obbligo di bonifica, in applicazione del principio "chi inquina paga", sussiste anche per le contaminazioni "storiche" precedenti all'entrata in vigore della relativa disciplina normativa, in quanto l'inquinamento ambientale costituisce una condizione permanente che deve essere rimossa, a prescindere dal momento in cui si è verificato il fatto generatore.