Il potere regionale di approvazione del piano regolatore generale comunale non si limita ad un mero controllo di legalità, ma può comportare modifiche necessarie per assicurare l'osservanza di leggi statali e regionali, senza tuttavia apportare sostanziali innovazioni alla pianificazione comunale del territorio, in quanto l'intervento dell'Organo Regionale deve limitarsi ad un controllo di garanzia della legalità, senza incidere nel merito delle scelte discrezionali concernenti la pianificazione urbanistica. Pertanto, l'Amministrazione regionale può disattendere le previsioni del piano regolatore generale comunale, anche in relazione a specifiche destinazioni urbanistiche, qualora ciò si renda necessario per assicurare il rispetto di norme di legge, come nel caso di terreni caratterizzati da elevata acclività, per i quali l'Amministrazione regionale può ritenere prevalente la tutela del paesaggio e dell'incolumità pubblica rispetto alle esigenze edificatorie. Lo scioglimento della comunione e l'assegnazione dei terreni in proprietà esclusiva ad uno dei comproprietari, intervenuti prima dell'approvazione del piano regolatore generale, comportano la perdita di legittimazione di colui che aveva proposto opposizioni o osservazioni in qualità di comproprietario, in quanto i suoi interessi non risultano più direttamente coinvolti. Inoltre, la decisione dell'Amministrazione comunale di recepire le modifiche imposte dall'Amministrazione regionale, senza formulare alcuna controdeduzione, non determina l'illegittimità dell'atto per violazione del principio del "contrarius actus", in quanto tale delibera si inserisce nel procedimento di approvazione del piano regolatore generale di cui all'art. 4 della L.R. n. 71/1978. Infine, la scelta dell'Amministrazione comunale di classificare determinati terreni come zona "E" (verde agricolo) anziché come zona "S2" (aree per attività alberghiere), motivata dalla particolare acclività del terreno e dalla necessità di tutelare il paesaggio e l'incolumità pubblica, rientra nell'ampia discrezionalità riconosciuta all'Amministrazione in materia di pianificazione urbanistica, e non è sindacabile dal giudice amministrativo in assenza di manifeste contraddizioni o illogicità.