Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza può essere così formulato: Il mutamento di destinazione d'uso di un immobile da residenziale a commerciale, realizzato in epoca anteriore all'entrata in vigore della legge n. 47/1985, non richiede il previo rilascio di un titolo edilizio, qualora tale trasformazione non sia accompagnata da opere edilizie di ristrutturazione o ampliamento dell'immobile stesso. Ciò in quanto, secondo la normativa urbanistico-edilizia vigente all'epoca, il mutamento di destinazione d'uso non strutturale non era assoggettato all'obbligo di licenza edilizia. Pertanto, il successivo rilascio di un permesso di costruire in sanatoria per opere abusive realizzate sull'immobile, pur in assenza di un previo titolo edilizio per il mutamento di destinazione d'uso, non può essere censurato per violazione di legge, atteso che tale mutamento non era all'epoca soggetto a specifica autorizzazione. Analogamente, la regolarità urbanistica dell'appartamento realizzato al secondo piano dello stesso edificio, in forza di una licenza edilizia del 1956 che ne aveva autorizzato la costruzione, non può essere messa in discussione sulla base di mere congetture circa la portata abilitante di tale titolo edilizio. Infine, la partecipazione al procedimento di condono edilizio del terzo interessato, pur se auspicabile, non costituisce un requisito essenziale per la legittimità del provvedimento finale di concessione del condono, atteso che l'interessato ha comunque avuto la possibilità di prendere conoscenza della pendenza del procedimento e di far valere le proprie ragioni in sede giurisdizionale.