Il mancato completamento di un'opera appaltata non rientra nell'ambito di applicazione delle speciali disposizioni di cui agli artt. 1667 e 1668 c.c. in tema di garanzia per vizi e difformità, bensì è disciplinato dai principi generali in materia di inadempimento contrattuale di cui agli artt. 1453 e ss. c.c. Pertanto, in tale ipotesi, il committente può domandare sia la risoluzione del contratto per inadempimento, sia il risarcimento del danno, senza che l'azione risarcitoria sia subordinata all'accoglimento della domanda di risoluzione. Il sistema rimediale previsto dagli artt. 1667 e 1668 c.c. presuppone infatti che l'opera sia stata compiuta e consegnata, poiché prima di tale momento l'appaltatore può ancora modificarla e non è possibile valutarne l'idoneità alla destinazione concordata o l'esistenza di vizi o difformità. Pertanto, in caso di mancato completamento dell'opera, il committente può agire in base ai principi generali sull'inadempimento contrattuale, cumulando la domanda di risoluzione e quella di risarcimento del danno, senza che l'accoglimento della prima sia condizione necessaria per la seconda.