Cassazione penale Sez. II sentenza n. 33568 del 1 settembre 2009

ECLI:IT:CASS:2009:33568PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, nell'esercizio delle sue funzioni, riceve denaro o altra utilità per compiere atti contrari ai doveri d'ufficio, commette il reato di corruzione propria. Tale condotta è punita con la reclusione e comporta la condanna al risarcimento del danno in favore dell'amministrazione pubblica lesa. La prova del reato può essere desunta da elementi indiziari, quali l'apertura di un conto corrente intestato al pubblico ufficiale e ad altri soggetti subito dopo l'espletamento di una procedura di appalto irregolare, nonché dall'assenza di versamenti personali del pubblico ufficiale su tale conto. Il giudice di merito, nel valutare la gravità del fatto e la personalità dell'imputato, può riconoscere l'equivalenza tra le attenuanti generiche e l'aggravante speciale della corruzione, concedendo i benefici di legge. Tuttavia, la Corte di Cassazione, nell'esercizio del controllo di legittimità, non può sostituire la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta dai giudici di merito, se questa è sorretta da una motivazione logica e coerente.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. COSENTINO ((omissis)) - Presidente

Dott. CARMENINI ((omissis)) - Consigliere

Dott. BARTOLINI Francesco - Consigliere

Dott. BRONZINI Giuseppe - Consigliere

Dott. DAVIGO Piercamillo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) FO. GI. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 11/01/2006 CORTE APPELLO di MILANO;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. CARMENINI ((omissis));

Udite le conclusioni del P.G., Dott. ((omissis)), che ha chiesto dichiararsi inammissibile il ricorso;

Udite le conclusioni del difensore, avv. CRIPPA LORENZO, che ha chiesto l'acc…

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