Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 10089 del 15 marzo 2005

ECLI:IT:CASS:2005:10089PEN

Massima

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Il reato di simulazione di reato di cui all'art. 367 c.p. può essere integrato anche attraverso dichiarazioni spontanee rese dall'indagato ai sensi dell'art. 350, comma 7, c.p.p., qualora tali dichiarazioni abbiano l'attitudine giuridica di determinare l'inizio di un ingiustificato procedimento penale e di turbare il normale svolgimento dell'attività giudiziaria, non essendo la garanzia di inutilizzabilità prevista da tale norma estensibile a condotte penalmente rilevanti che esulano dal diritto di difesa. La valutazione della falsità delle dichiarazioni spontanee ai fini della configurabilità del reato di simulazione non richiede una certezza probatoria assoluta, essendo sufficiente che il giudice di merito, attraverso un'analisi logico-argomentativa delle divergenze e contraddizioni emerse tra le diverse versioni fornite dai coimputati, giunga alla conclusione della loro totale inattendibilità. Il mancato riconoscimento delle attenuanti generiche, motivato in forma sintetica con riferimento ai precedenti penali, alle modalità della condotta e al giudizio negativo sulla personalità, non è censurabile in sede di legittimità, rientrando tale valutazione nell'ambito del potere discrezionale del giudice di merito. Infine, il reato di simulazione di reato non può essere considerato impossibile per il solo fatto che le dichiarazioni siano state ab origine ritenute false, essendo sufficiente, ai fini della sua configurabilità, che la notitia criminis abbia avuto l'attitudine giuridica di determinare l'inizio di un procedimento penale, indipendentemente dall'effettiva prosecuzione delle indagini.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA IN NOME DEL POPOLO ITALIANO LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE SEZIONE SESTA PENALE Composta dai Sigg.ri: ((omissis)) - Presidente Giangiulio Ambrosini - ((omissis)) - ((omissis)) - ((omissis)) - Consigliere ha pronunciato la seguente SENTENZA Sui ricorsi proposti da: 1. Gi. Dr., 2. Ce. Un., 3. An. Mi., avverso la sentenza in data 26.5.2004 della Corte di appello di Palermo; Visti gli atti, la sentenza denunziata ed i ricorsi; Udita in pubblica udienza la relazione fatta dal Consigliere dott. ((omissis)); Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale dott. ((omissis)) che ha concluso per il rigetto dei ricorsi Udito l'avv. Gi. Do., difensore di Ce. Un. che ha insistito per l'accoglimento del ricorso. FATTO 1. Con distinti ricorsi Gi. Dr., Ce. Un., An. Mi. ricorrono per cassazione avverso la sentenza in data 26.5.2004 della Corte di appello di Palermo che…

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