Il vincolo di inedificabilità assoluta imposto dalla legge regionale e dalla legge statale sulla fascia di 300 metri dalla linea di costa, finalizzato alla tutela del paesaggio e dell'ambiente, non può essere derogato né dalla successiva approvazione di strumenti urbanistici regionali e comunali, né dalla presentazione di una domanda di condono edilizio. Tali vincoli, posti a presidio di interessi pubblici di rilievo costituzionale, determinano l'inammissibilità della sanatoria di opere realizzate in violazione degli stessi, a prescindere dalla classificazione dell'abuso nell'allegato 1 della legge sul condono edilizio. Il silenzio serbato dalla pubblica amministrazione sulla domanda di condono oltre il termine di 24 mesi non determina la formazione del silenzio-assenso, in quanto l'art. 33 della legge n. 47 del 1985 esclude la possibilità di sanare gli interventi eseguiti in violazione di vincoli di inedificabilità assoluta posti a tutela di interessi ambientali e paesaggistici. Pertanto, il diniego opposto dal Comune all'istanza di condono edilizio risulta legittimo e non sindacabile, in quanto l'amministrazione è tenuta a dare applicazione alle norme imperative che vietano la sanatoria di tali abusi.