Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare il ricorso avverso la delibera di approvazione del Piano di Governo del Territorio di un Comune, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. Le scelte effettuate dalla pubblica amministrazione in sede di formazione ed approvazione dello strumento urbanistico generale sono accompagnate da un'ampia valutazione discrezionale, per cui, nel merito, appaiono insindacabili e sono attaccabili solo per errori di fatto, abnormità e irrazionalità delle stesse. L'amministrazione non è tenuta a fornire apposita motivazione in ordine alle scelte operate nella sede di pianificazione del territorio comunale, se non richiamando le ragioni di carattere generale che giustificano l'impostazione del piano. 2. Le osservazioni dei privati costituiscono un mero apporto collaborativo alla formazione degli strumenti urbanistici, il cui rigetto non richiede una dettagliata motivazione, essendo sufficiente che siano state esaminate e ritenute, in modo serio e ragionevole, in contrasto con gli interessi e le considerazioni generali poste a base della formazione del piano. 3. Nelle aree classificate come zone produttive (D) ai sensi del D.M. 1444/1968, non è applicabile l'esclusione dal vincolo paesaggistico prevista dall'art. 142, comma 2, del D.Lgs. 42/2004 per le zone A e B di completamento esistenti prima dell'approvazione della L. 431/1985. 4. Le scelte dell'amministrazione comunale in merito alla definizione delle fasce di rispetto per le linee elettriche e per i vincoli idrogeologici rientrano nella sua discrezionalità tecnica, sindacabile solo in caso di errori di fatto, abnormità o irragionevolezza manifesta, e non in base alle valutazioni tecniche di parte. 5. La decisione dell'amministrazione di limitare i diritti edificatori "residenziali" alla superficie lorda di pavimento (SLP) esistente, in zone produttive, è ragionevole al fine di conservare l'attuale prevalenza degli insediamenti produttivi su quelli residenziali, coerentemente con la destinazione di zona.