La massima giuridica che può essere estratta dalla sentenza è la seguente: Il titolare di un impianto di distribuzione di carburanti, anche se non situato sulla stessa direttrice di marcia rispetto a quello di un concorrente, è legittimato a impugnare l'autorizzazione rilasciata a quest'ultimo per l'installazione di un nuovo impianto, qualora il carburante distribuito dal nuovo impianto abbia una minore diffusione sul mercato e sul territorio rispetto alla benzina o al gasolio (come nel caso del metano), in quanto in tale ipotesi l'interesse all'impugnazione prescinde dallo stretto parametro della distanza chilometrica tra i due impianti e deve essere valutato in concreto, tenendo conto della scarsità dell'offerta e della potenziale utenza. Pertanto, il rispetto della distanza minima tra i distributori, prevista dalla normativa regionale, costituisce uno, ma non l'unico, dei parametri da considerare ai fini della configurabilità dell'interesse ad agire. Inoltre, la nozione di "direttrice di marcia" ai fini del computo della distanza minima tra impianti deve essere intesa non in senso meramente geometrico, ma come indice del fatto che gli impianti servono lo stesso bacino di utenza, sicché l'accesso all'impianto da una strada laterale privata non comporta il mutamento della direttrice di marcia. Pertanto, l'autorizzazione all'installazione di un nuovo impianto di distribuzione di carburanti deve essere annullata qualora esso risulti in violazione della distanza minima prescritta dalla normativa regionale rispetto ad altri impianti eroganti lo stesso tipo di carburante, anche se non situati sulla medesima direttrice di marcia.