Il Comune ha l'obbligo di pronunciarsi espressamente sull'istanza di un privato volta alla revisione e riclassificazione dei vincoli urbanistici gravanti su determinate aree di sua proprietà, anche quando tale richiesta sia motivata dall'asserita errata individuazione del presupposto del vincolo stesso, previamente rilevata dagli enti preposti al governo del territorio. Tale obbligo di provvedere non può essere eluso rinviando la decisione alla redazione del Piano regolatore generale, atteso che l'Amministrazione è tenuta a concludere il procedimento avviato con un provvedimento espresso, da adottarsi entro un termine congruo e certo, valutando la fondatezza della richiesta e decidendo in ordine all'adozione della necessaria variante urbanistica ovvero all'avvio del procedimento di ripianificazione generale. Il silenzio serbato dall'Amministrazione comunale sull'istanza del privato, pertanto, integra gli estremi del silenzio-inadempimento di cui all'art. 2 della legge n. 241/1990, come modificato dalle leggi n. 15/2005 e n. 69/2009, con conseguente obbligo per l'Amministrazione di concludere il procedimento con un provvedimento espresso da adottarsi entro un termine perentorio.