Il provvedimento di revoca della misura cautelare degli arresti domiciliari, emesso nelle more del giudizio di impugnazione in Cassazione, determina la sopravvenuta carenza di interesse del ricorrente ad ottenere una pronuncia sui motivi di impugnazione concernenti sia la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza che le esigenze cautelari, salvo che il ricorrente manifesti in modo positivo ed univoco la volontà di servirsi della pronuncia richiesta in vista dell'azione di riparazione per l'ingiusta detenzione, ai sensi dell'art. 314 c.p.p., comma 2. Infatti, il carattere di attualità e concretezza dell'interesse ad impugnare permane solo in tale ipotesi, essendo altrimenti preclusa la possibilità di ottenere una pronuncia sulla legittimità del provvedimento cautelare revocato, in quanto le cause di illegittimità riguardanti le esigenze cautelari previste dagli artt. 274 e 275 c.p.p. non sono idonee a fondare il diritto all'equa riparazione di cui all'art. 314 c.p.p. La mancata manifestazione di tale volontà da parte del ricorrente determina, pertanto, la dichiarazione di inammissibilità del ricorso per sopravvenuta carenza di interesse.