Il militare che, convocato dal proprio superiore gerarchico per ricevere un ordine di servizio, manifesti il proprio dissenso con comportamenti e linguaggio offensivi nei confronti dei superiori presenti, commette il reato di insubordinazione con ingiuria, essendo tenuto al rispetto della disciplina militare e del prestigio dei superiori, a prescindere dalla sussistenza di eventuali esigenze personali o economiche che possano giustificare il rifiuto dell'ordine. La valutazione della condotta offensiva deve tenere conto non solo delle espressioni utilizzate, ma anche del contesto in cui sono state pronunciate, come l'uscita dall'ufficio del comandante prima di essere congedato, gli improperi e il gesto violento, che denotano la consapevolezza e volontarietà dell'atto lesivo. Nell'applicazione della pena, il giudice deve considerare, quali circostanze attenuanti generiche, l'età giovane dell'imputato e la sua disponibilità successiva alle esigenze di servizio, valutandole come equivalenti alle circostanze aggravanti, in particolare quella relativa alla qualità di comandante del reparto della persona offesa.