Il Comune, nell'esercizio del proprio potere di pianificazione urbanistica, è tenuto a motivare in modo specifico le varianti che incidono su aree per le quali sussiste un affidamento qualificato del privato, derivante da precedenti atti comunali che hanno consentito l'insediamento e lo svolgimento di un'attività produttiva. In tali ipotesi, il Comune non può modificare in senso deteriore la destinazione urbanistica dell'area senza adeguatamente giustificare l'interesse pubblico prevalente che sorregge tale scelta, tenendo conto del pregresso consolidamento dell'attività produttiva e del comportamento tenuto in precedenza dall'amministrazione comunale, che ha favorito l'insediamento e lo sviluppo dell'attività stessa. Il difetto di una specifica motivazione su tali aspetti determina l'illegittimità dell'atto di pianificazione urbanistica, in quanto viola il principio di buona amministrazione e di tutela dell'affidamento del privato, che trova fondamento negli artt. 97 e 41 della Costituzione. Pertanto, il Comune, nel riesercitare il potere pianificatorio, dovrà conformarsi ai principi enunciati dalla presente decisione, motivando adeguatamente le scelte che incidono su aree per le quali sussiste un affidamento qualificato del privato.