La prova della destinazione a fini di spaccio di modiche quantità di stupefacente non può fondarsi esclusivamente sulla mera detenzione della sostanza, ma richiede l'accertamento di ulteriori elementi sintomatici, quali la presenza di strumenti e modalità tipiche dell'attività di cessione a terzi, la quantità complessiva detenuta, le modalità di occultamento e di trasporto, i precedenti specifici dell'imputato e ogni altro dato oggettivo e soggettivo emergente dal processo, secondo i principi elaborati dalla giurisprudenza di legittimità. Incombe sull'accusa l'onere di provare la destinazione della droga a un uso diverso da quello personale, non potendosi addossare tale onere probatorio sulla difesa, la quale può limitarsi a fornire elementi idonei a far ritenere che la detenzione fosse finalizzata all'uso personale. Pertanto, la mera detenzione di una modica quantità di stupefacente, in assenza di ulteriori elementi sintomatici della finalità di spaccio, non è sufficiente a integrare il reato di cui all'art. 73, comma 5, d.P.R. n. 309 del 1990.