Il magistrato è tenuto a rispettare i doveri di imparzialità, correttezza ed equilibrio nello svolgimento delle proprie funzioni giudiziarie. L'interferenza indebita nell'attività di un altro magistrato, anche se limitata ad un singolo episodio, integra un illecito disciplinare di mera condotta, la cui consumazione prescinde dalla concreta lesione della libertà di determinazione e della serenità di giudizio del magistrato destinatario dell'interferenza. L'omessa comunicazione al Consiglio Superiore della Magistratura della sussistenza di una situazione di incompatibilità ambientale, derivante dalla convivenza del magistrato con un avvocato che esercita la professione nel distretto di Corte d'Appello di appartenenza, costituisce anch'essa illecito disciplinare, a prescindere dall'effettiva rilevanza dell'attività professionale svolta dall'avvocato convivente presso la sede giudiziaria del magistrato. Il dovere di comunicazione sussiste anche in caso di rapporto di convivenza stabile e determinato da ragioni sentimentali, non essendo necessaria la continuità e l'esclusività della coabitazione.