L'indebita utilizzazione, a fine di profitto proprio o altrui, da parte di chi non ne sia titolare, di una carta di credito integra il reato di uso indebito di carte di credito o di pagamento previsto dal D.L. n. 143 del 1991, art. 12, e non il reato di truffa, in quanto l'adozione di artifici o raggiri è uno dei possibili modi in cui si estrinseca l'uso indebito della carta di credito, con conseguente assorbimento del reato di truffa in virtù del principio di specialità di cui all'art. 15 c.p. Pertanto, il concorso formale tra il reato di cui al citato art. 12 e il reato di truffa non sussiste, in quanto il secondo viene assorbito nel primo in ragione del rapporto di specialità che intercorre tra le due fattispecie. La Corte di Cassazione, in linea con il proprio orientamento giurisprudenziale consolidato, ha annullato senza rinvio la sentenza impugnata, disponendo la trasmissione degli atti al giudice di primo grado per un nuovo giudizio, al fine di rettificare la misura sanzionatoria applicata, in considerazione dell'invalidità della decisione in merito ad alcuni capi di imputazione, che incide direttamente sul consenso prestato dalle parti.