Cassazione penale Sez. V sentenza n. 49435 del 5 dicembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:49435PEN

Massima

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Il reato di diffamazione richiede che le espressioni divulgate abbiano una effettiva e chiara portata lesiva della reputazione di una persona determinata, individuabile in modo univoco dai terzi che entrano in contatto con le stesse. Pertanto, non integra il reato di diffamazione l'affissione di scritti contenenti espressioni ambigue e di non immediata significatività offensiva, la cui riferibilità al soggetto leso non risulti certa e inequivocabile per i consociati, anche in considerazione del contesto in cui le medesime sono inserite. In tali ipotesi, in assenza di una chiara e determinata individuazione del destinatario dell'offesa, deve escludersi la sussistenza del reato per difetto dell'elemento oggettivo della fattispecie, con conseguente pronuncia di assoluzione per insussistenza del fatto.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. SCARLINI Enrico V. S. - Consigliere

Dott. ROMANO Michele - Consigliere

Dott. SESSA Renata - rel. Consigliere

Dott. BRANCACCIO Matilde - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 16/07/2018 della CORTE APPELLO di MESSINA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. SESSA RENATA;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr. MIGNOLO OLGA, che ha concluso chiedendo per l'annullamento senza rinvio perche' il fatto non sussiste.
RITENUTO IN FATTO
1.Con sentenza del 16 luglio 2018 La Corte d…

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