Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La revocazione delle sentenze della Corte di Cassazione è un rimedio impugnatorio di carattere eccezionale e tassativo, ammesso soltanto nei casi espressamente previsti dalla legge. In particolare, ai sensi degli artt. 391-bis e 391-ter c.p.c., le sentenze della Corte di Cassazione che non decidono nel merito sono impugnabili per revocazione esclusivamente per errore di fatto risultante dagli atti o documenti della causa, ai sensi dell'art. 395, n. 4, c.p.c. La fattispecie di revocazione per dolo del giudice, di cui all'art. 395, n. 6, c.p.c., non è applicabile alle sentenze della Corte di Cassazione che non decidono nel merito, in quanto il legislatore ha inteso limitare le ipotesi di impugnabilità di tali pronunce. Tale scelta legislativa, volta a evitare la protrazione all'infinito dei giudizi, non comporta vizi di incostituzionalità, rientrando nell'ambito della discrezionalità del legislatore, il quale deve bilanciare l'esigenza di tutela del diritto di difesa con quella di garantire la ragionevole durata del processo, costituzionalmente tutelata.