La clausola di "decadenza dalla cessione" prevista in una convenzione urbanistica stipulata ai sensi dell'art. 35 della legge n. 865 del 1971, avente ad oggetto la cessione in proprietà di aree destinate all'edilizia residenziale pubblica, deve essere interpretata come una clausola risolutiva ricollegata all'ipotesi di fallimento del cessionario, in applicazione della disciplina civilistica di cui all'art. 1456, comma 2, cod. civ. Ne consegue che l'Amministrazione comunale, titolare di un diritto potestativo, può scegliere discrezionalmente se avvalersi o meno della clausola risolutiva, in base a valutazioni di pubblico interesse, senza che l'effetto risolutorio si produca in maniera automatica. L'organo competente a decidere sull'esercizio di tale diritto potestativo è l'organo politico-amministrativo del Comune, e non il mero responsabile del servizio, il quale è titolare solo del potere di sottoscrivere materialmente la relativa dichiarazione. La valutazione sull'opportunità di avvalersi della clausola risolutiva, investendo giudizi di convenienza per l'Amministrazione e di conformità al pubblico interesse, rientra nella sfera di competenza degli organi politico-amministrativi del Comune.