Il decreto di differimento dei colloqui tra l'indagato sottoposto a custodia cautelare e il suo difensore, ai sensi dell'art. 104 c.p.p., comma 3, può essere legittimamente adottato sulla base dell'esigenza di evitare il pericolo di inquinamento probatorio, in particolare la possibilità di preordinare comuni e strumentali tesi difensive di comodo, atte a sviare le indagini o a ridimensionare le responsabilità di alcuni e addossarle ad altri tra gli indagati, in relazione alla gravità e complessità dei reati oggetto di indagine, anche di natura associativa, contestati a una pluralità di soggetti. Tale limite al diritto di difesa, garantito dalla presenza del difensore all'interrogatorio, non comporta la preclusione assoluta di ogni consultazione tra l'indagato e il suo difensore prima dell'interrogatorio, ma solo l'adozione di misure idonee a prevenire il rischio di inquinamento probatorio. La motivazione del decreto di differimento può legittimamente fare riferimento agli elementi già contenuti nell'ordinanza applicativa della misura cautelare, senza necessità di una autonoma e specifica illustrazione, purché tali elementi siano richiamati in modo implicito ma inequivocabile.