Il termine lungo per l'impugnazione di una sentenza, previsto dall'art. 327 c.p.c., decorre dalla pubblicazione della stessa indipendentemente dalla sua notificazione. La proposizione di un primo atto di impugnazione, anche se nullo o inefficace, fa scattare il termine breve di cui all'art. 325 c.p.c., il quale prevale sul termine lungo qualora venga a scadenza anteriormente. Pertanto, l'impugnazione successiva deve essere proposta nel rispetto del termine breve decorrente dalla notifica o dalla comunicazione del primo atto di impugnazione, a prescindere dal fatto che quest'ultimo sia stato dichiarato inammissibile o improcedibile. Il principio di rafforzata tutela del giudicato, affermato dalla giurisprudenza di legittimità, impone di privilegiare l'applicazione del termine breve rispetto a quello lungo, al fine di evitare un indebito prolungamento dei tempi processuali. Ne consegue che, ove il termine breve scada prima del termine lungo, l'impugnazione proposta oltre il termine breve, ancorché entro il termine lungo, deve essere dichiarata inammissibile.