Il diritto di critica politica, pur ampio e caratterizzato da asprezza di toni, non può essere esercitato in modo da arrecare disdoro alla persona, in particolare quando le affermazioni non rispondono a finalità politiche ma mirano unicamente a screditare l'immagine pubblica di un soggetto, soprattutto in un contesto storico connotato dalla mancanza di valori nell'espletamento di incarichi politici. Pertanto, la diffamazione a mezzo stampa, anche se compiuta nell'esercizio del diritto di critica, comporta la responsabilità civile dell'autore e della testata giornalistica, con conseguente obbligo di risarcimento del danno non patrimoniale, valutato in concreto in base alla diffusività della notizia e al particolare momento storico in cui è stata diffusa, nonché l'applicazione della sanzione pecuniaria prevista dalla legge sulla stampa nei confronti dell'autore dell'illecito, senza che ciò possa essere esteso al direttore responsabile ove la sua responsabilità sia limitata all'omesso controllo. Inoltre, la sentenza di condanna per diffamazione non comporta la rimozione integrale degli articoli dagli archivi online, in quanto il diritto alla conservazione della memoria storica prevale sul diritto all'oblio, salvo che la notizia sia stata ritenuta illecita.