Cassazione penale Sez. I sentenza n. 38496 del 25 ottobre 2011

ECLI:IT:CASS:2011:38496PEN

Massima

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La confisca dei beni del condannato per determinati reati, prevista dalla legge, opera anche nei confronti del coniuge e dei figli quando vi sia una evidente sproporzione tra il loro reddito e i beni posseduti, senza che sia necessario dimostrare il nesso di pertinenzialità con il reato. Tale presunzione di illecita accumulazione patrimoniale può essere superata solo attraverso una giustificazione credibile e plausibile circa la legittima provenienza dei beni da parte dei soggetti che ne hanno la titolarità o la disponibilità. Pertanto, il giudice, valutata la documentazione offerta dalle parti, può disporre il dissequestro di quei beni per i quali risulti provata la legittima provenienza, come nel caso di somme depositate su libretti intestati a soggetti terzi rispetto al condannato, ma che siano riconducibili a fonti di reddito lecite e compatibili con la loro situazione patrimoniale e reddituale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BARDOVAGNI Paolo - Presidente

Dott. IANNELLI Enzo - Consigliere

Dott. VECCHIO Massimo - Consigliere

Dott. ROMBOLA' Marcell - rel. Consigliere

Dott. TARDIO Angela - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) GA. CH. N. IL (OMESSO);

2) RO. FO. N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 286/2009 CORTE APPELLO di REGGIO CALABRIA, del 27/01/2010;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. MARCELLO ROMBOLA';

lette le conclusioni del PG Dott. Sante Spinaci, che ha chiesto dichiararsi l'inammissibilita' del ricoros.

OSSERVA

Con ordinanza in data 27/1/10 la Corte di Appello di …

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