Cassazione penale Sez. V sentenza n. 4768 del 30 gennaio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:4768PEN

Massima

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Il reato di minaccia grave, di cui all'art. 612, comma 2, c.p., sussiste quando le espressioni proferite, anche se in seguito ad un precedente litigio verbale, siano oggettivamente idonee a cagionare un grave turbamento nell'animo del destinatario, a prescindere dal fatto che le persone offese si siano successivamente allontanate senza apparire intimorite. Il giudice di merito gode di ampia discrezionalità nella valutazione degli elementi di fatto posti a fondamento della decisione, senza che il giudice di legittimità possa sostituire la propria valutazione a quella del giudice di primo grado, se non in presenza di evidenti illogicità o vizi di motivazione. L'elemento soggettivo del reato di minaccia grave è integrato dalla coscienza e volontà di proferire espressioni idonee a suscitare un grave timore nell'animo del destinatario, a prescindere dalla sussistenza di un precedente fatto ingiusto da parte della persona offesa.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO Paolo A. - Presidente

Dott. SCOTTI Umberto L. - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. MICHELI Paolo - Consigliere

Dott. AMATORE Rober - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 16/11/2017 della CORTE APPELLO di CAMPOBASSO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere, Dott. ROBERTO AMATORE;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore, Dott. LOY MARIA FRANCESCA;
Il Proc. Gen. conclude per l'inammissibilita;
udito il difensore.
RITENUTO IN FATTO
1. Con la sentenza impugnata la Corte di Appello di Campobasso ha confermato integral…

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