Cassazione penale Sez. I sentenza n. 47633 del 22 novembre 2019

ECLI:IT:CASS:2019:47633PEN

Massima

Massima ufficiale
In tema di circostanze del reato, ai fini della configurabilità dell'aggravante dell'abuso di relazioni di prestazione d'opera, non è necessario che il rapporto intercorra direttamente tra l'autore del fatto e la persona offesa, essendo sufficiente che l'agente si sia avvalso dell'esistenza di tale relazione che gli ha fornito l'occasione di commettere il reato in danno di altri soggetti, agevolandone l'esecuzione. (In applicazione del principio, la Corte ha ritenuto immune da vizi l'affermazione di responsabilità dell'imputato in ordine al reato di cui agli artt. 61, n. 11 e 660 cod. pen., per avere il medesimo, abusando della qualità di istruttore di nuoto nella piscina frequentata dalla persona offesa, usato una telecamera nascosta onde procurarsi immagini della medesima intenta a farsi la doccia all'interno dello spogliatoio femminile).

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. IASILLO Adriano - Presidente

Dott. SANDRINI ((omissis)) - Consigliere

Dott. SARACENO ((omissis)) - rel. Consigliere

Dott. SANTALUCIA Giuseppe - Consigliere

Dott. CENTOFANTI Francesco - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 06/03/2018 della CORTE APPELLO di BOLOGNA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. ((omissis))A SARACENO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dr- DE MASELLIS MARIELLA, che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso.
udito il difensore l'avvocato (OMISSIS) conclude, per la parte civile (OMISSIS), per l'i…

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