Cassazione penale Sez. II sentenza n. 33876 del 25 luglio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:33876PEN

Massima

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Il pubblico dipendente che timbra falsamente il cartellino di presenza per poi allontanarsi dal luogo di lavoro senza giustificato motivo e senza alcun permesso, inducendo in errore l'ente datore di lavoro e compiendo atti idonei a procurarsi l'ingiusto profitto derivante dall'ottenimento di una retribuzione non dovuta, integra il reato di tentata truffa aggravata. Ciò in quanto la falsa attestazione della presenza in ufficio, unita all'allontanamento ingiustificato dal luogo di lavoro, determina un danno economico per il datore di lavoro, essendo la retribuzione oraria prevista in ragione della effettiva presenza del lavoratore nel luogo ove deve espletare le proprie mansioni. Il tentativo di truffa è integrato anche quando le mansioni del pubblico dipendente, pur limitate, come nel caso di mera apertura e chiusura di un cancello, richiedano comunque una presenza costante sul luogo di lavoro, tale da rendere apprezzabile il danno economico derivante dalla sua ingiustificata assenza.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DIOTALLEVI Giovan - Presidente

Dott. MESSINI D'AGOSTINI Piero - Consigliere

Dott. ALMA M - rel. Consigliere

Dott. SGADARI Giusep - Consigliere

Dott. TUTINELLI Vincen - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 07/06/2018 della Corte di Appello di Catania;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. ALMA Marco Maria;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott.ssa LORI Perla, che ha concluso chiedendo dichiararsi l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con sentenza in data 7 giugno 2018 la Corte di Appello di Catania, i…

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