Cassazione penale Sez. V sentenza n. 21231 del 4 maggio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:21231PEN

Massima

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Il reato di minaccia aggravata di cui all'art. 612 c.p. è un reato di pericolo, che non richiede l'effettiva intimidazione della persona offesa, ma solo la comprovata idoneità della condotta a determinare uno stato di timore. La valutazione della sussistenza di tale idoneità spetta al giudice di merito, il quale deve motivare adeguatamente la propria decisione sulla base degli elementi probatori acquisiti, senza che il giudice di legittimità possa sindacare tale valutazione se non in presenza di vizi logici o contraddittori della motivazione. Inoltre, la credibilità della persona offesa, se ritenuta attendibile dal giudice, costituisce valido elemento di prova, anche in assenza di ulteriori riscontri, purché la motivazione sia congrua e rispettosa dei canoni di cui all'art. 192 c.p.p. Infine, la minaccia non deve necessariamente essere condizionata, essendo sufficiente che l'agente prospetti all'offeso un ingiusto male, senza che il ricorrente possa pretendere una diversa valutazione delle risultanze probatorie, in assenza di vizi logici o contraddittori della motivazione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO Paolo A. - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silva - rel. Consigliere

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. PEZZULLO Rosa - Consigliere

Dott. CATENA Rossella - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza del 02/02/2015 della CORTE APPELLO di ANCONA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita in PUBBLICA UDIENZA del 02/12/2016, la relazione svolta dal Consigliere Dr. SILVANA DE BERARDINIS:
Udito il Procuratore Generale in persone del Dr. GIOVANNI DI LEO, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
Con sentenza in data 2.2.2015,…

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