Il difetto di interesse sopravvenuto alla definizione della causa determina l'improcedibilità del ricorso, non essendo prospettata la persistenza di un interesse diverso dall'annullamento dell'atto impugnato, quale l'accertamento della sua illegittimità ai sensi dell'art. 34, comma 3, c.p.a. In tali casi, sussistono giuste ragioni per la compensazione delle spese di giudizio, in considerazione della definizione in rito della controversia, con espressa declaratoria di irripetibilità del contributo unificato versato. Il principio di diritto che emerge dalla sentenza è che il venir meno dell'interesse originario del ricorrente, senza che sia prospettato un interesse diverso, determina l'improcedibilità del ricorso, con conseguente compensazione delle spese di giudizio e irripetibilità del contributo unificato. Ciò in quanto, in assenza di un interesse attuale e concreto alla decisione, il giudice non può pronunciarsi nel merito della controversia, ma deve dichiarare l'improcedibilità del ricorso. La compensazione delle spese e l'irripetibilità del contributo unificato trovano giustificazione nella definizione in rito della causa, senza un esame del merito.