Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 17866 del 4 maggio 2022

ECLI:IT:CASS:2022:17866PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando della propria qualità e dei poteri inerenti alla funzione, induce il privato a consegnargli indebitamente beni o utilità, sfruttando la condizione di soggezione e timore di subire conseguenze pregiudizievoli, integra il delitto di induzione indebita previsto dall'art. 319-quater c.p., anche in assenza di esplicite minacce o violenze, qualora la sua condotta sia idonea a limitare concretamente la libertà di autodeterminazione del destinatario, il quale, pur disponendo di margini decisionali, finisce per prestare acquiescenza alla richiesta non dovuta, nella prospettiva di evitare un danno contra ius. Pertanto, il giudice deve accertare, oltre al nesso causale tra il comportamento del pubblico ufficiale e i mancati pagamenti, la natura e l'intensità del condizionamento esercitato sulla vittima, distinguendo tra il timore di subire un danno ingiusto e la mera volontà di evitare controlli, al fine di qualificare correttamente la fattispecie come concussione o induzione indebita.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI STEFANO Pierluigi - Presidente

Dott. RICCIARELLI Massimo - rel. Consigliere

Dott. APRILE Ercole - Consigliere

Dott. ROSATI Martino - Consigliere

Dott. TRIPICCIONE Debora - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
Procuratore Generale presso la Corte di appello di Bari;
nei confronti di:
(OMISSIS), nato il 24/07/1957 a Cerignola;
avverso la sentenza del 11/12/2020 della Corte di appello di Bari;
visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;
udita la relazione svolta dal consigliere Massimo Ricciarelli;
letta la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale Dott. MOLINO Pietro, che ha concluso per il rigetto del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1. Con…

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