Il Tribunale Amministrativo Regionale, nel respingere il ricorso avverso il provvedimento di rigetto della domanda di condono edilizio, afferma il principio secondo cui la sanatoria delle opere abusive realizzate in aree sottoposte a vincolo paesaggistico è subordinata, oltre al requisito della preesistenza del vincolo rispetto all'esecuzione delle opere, anche alla conformità delle stesse agli strumenti urbanistici e paesistici vigenti. In particolare, il Tribunale chiarisce che i Piani Territoriali Paesistici (PTP), quali strumenti di disciplina d'uso e valorizzazione dei territori assoggettati a vincoli paesaggistici, prevalgono sui piani regolatori generali e sugli altri strumenti urbanistici e possono imporre limitazioni o prescrizioni puntuali, con efficacia immediatamente precettiva a carico dei proprietari, quando siano ravvisate ragioni di tutela dei valori paesaggistici. Pertanto, il contrasto delle opere abusive con le previsioni del PTP, che non consente l'incremento dei volumi esistenti, costituisce un ostacolo insuperabile alla sanatoria, ai sensi dell'art. 32, comma 27, lett. d) del d.l. n. 269/2003. Inoltre, il Tribunale afferma che la presentazione della domanda di sanatoria ambientale ai sensi della legge n. 308/2004 non consente di superare i limiti previsti dal citato art. 32, comma 27, lett. d), in quanto tale condono sconta gli stessi vincoli, non potendo essere sanati gli abusi edilizi realizzati in aree sottoposte a vincoli paesistici istituiti in epoca anteriore all'esecuzione delle opere e costituenti interventi non conformi alle norme urbanistiche e alle prescrizioni degli strumenti paesistici. Infine, il Tribunale esclude la necessità del parere della commissione edilizia integrata nell'ambito delle procedure condonistiche, in quanto trattasi di una valutazione di natura giuridica e non tecnica, fondata sull'accertamento dell'incompatibilità del manufatto abusivo con gli strumenti urbanistici vigenti.