Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Nell'ambito del procedimento disciplinare a carico degli avvocati, il principio di stretta tipicità dell'illecito, proprio del diritto penale, non trova applicazione. Infatti, nel codice deontologico forense non è prevista una tassativa elencazione dei comportamenti vietati, ma solo l'enunciazione dei doveri fondamentali, tra cui quello di esercitare la professione con indipendenza, lealtà, probità, dignità, decoro, diligenza e competenza. Pertanto, la violazione di tali doveri, anche se non tipizzata, può integrare un illecito disciplinare, purché idonea per modalità e gravità a compromettere il rapporto di fiducia tra l'avvocato e il cliente. Il principio di legalità e tassatività, pur presente nell'apparato sanzionatorio del codice deontologico, non impedisce di contestare un illecito sulla base della "norma di chiusura" di cui all'art. 9 del codice, al fine di evitare che la mancata descrizione di un comportamento e della relativa sanzione generi immunità. Ciò consente di ricondurre nell'ambito disciplinare anche illeciti comuni, come l'emissione di assegni privi di copertura, qualora siano strettamente connessi all'adempimento dei doveri professionali.