Cassazione penale Sez. II sentenza n. 3104 del 25 gennaio 2016

ECLI:IT:CASS:2016:3104PEN

Massima

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Il danneggiamento di beni mobili di proprietà privata, anche se posti nella diretta custodia del proprietario, integra il reato di danneggiamento continuato, essendo irrilevante che il danneggiatore sia lo stesso proprietario del bene. La Corte di Cassazione, nel confermare la sentenza di condanna per il reato di danneggiamento continuato, ha affermato che le impronte digitali rinvenute sulla cassetta delle lettere dell'abitazione della vittima, ove l'imputato non aveva ragione di recarsi, costituiscono prova sufficiente della sua responsabilità, non potendosi accogliere l'argomento difensivo secondo cui il danneggiamento sarebbe paradossale in quanto l'imputato avrebbe danneggiato un bene di sua proprietà. Inoltre, l'aggravante di cui all'art. 625, comma 1, n. 7 c.p., relativa al danneggiamento di cose di privata proprietà, non può essere dedotta per la prima volta in sede di legittimità, essendo necessario che sia stata previamente sollevata in appello, a pena di inammissibilità, come prescritto dall'art. 606, comma 3 c.p.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SECONDA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FIANDANESE Franco - Presidente

Dott. TADDEI M. - rel. Consigliere

Dott. DE CRESCIENZO Ugo - Consigliere

Dott. RAGO Geppino - Consigliere

Dott. DI MARZIO Fabrizio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato il (OMISSIS);
avverso la sentenza 208/2013 della Corte d'appello di Trento, 2 sezione penale, del 23.05.2014;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dr. Margherita B. Taddei;
udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore generale, Dr. Fodaroni Maria Giuseppina, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.
MOTIVI DELLA DECISIONE
Avverso la sentenza indicata in epigrafe, che ha…

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