La misura cautelare personale perde immediatamente efficacia nel caso in cui venga emanata sentenza di proscioglimento o di non luogo a procedere, e una nuova misura coercitiva per gli stessi fatti può essere disposta solo in seguito ad una successiva condanna e con riferimento alle esigenze cautelari previste dall'articolo 274 comma 1 lett. b) e c) c.p.p. Il richiamo in via analogica all'articolo 307 comma 2 lett. b) c.p.p. per il ripristino della custodia cautelare nelle more del giudizio di rinvio dopo l'annullamento di una sentenza di assoluzione in appello, in riforma di una sentenza di condanna di primo grado, è inammissibile, in quanto la libertà personale dell'imputato deve essere tutelata secondo una lettura in bonam partem dell'articolo 300 commi 1 e 5 c.p.p., salvo eventuale novella legislativa in materia. Il principio di diritto enunciato dalla Corte di Cassazione mira a garantire il rispetto del diritto fondamentale alla libertà personale dell'imputato, bilanciandolo con le esigenze cautelari previste dalla legge, e a evitare interpretazioni analogiche che possano comprimere indebitamente tale diritto in assenza di una espressa previsione normativa.