Cassazione penale Sez. V sentenza n. 3243 del 22 gennaio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:3243PEN

Massima

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Il falso in atto pubblico commesso in concorso con un pubblico ufficiale al fine di consentire l'abuso d'ufficio non può essere ritenuto, in sede di udienza preliminare, come atto compiuto in assenza di consapevolezza e volontà del beneficiario della falsa attestazione, in quanto il criterio del "cui prodest" impone di ritenere che il beneficiario fosse consapevole e avesse in qualche modo richiesto o agevolato la formazione del falso, essendo questo strumentale alla realizzazione dell'abuso d'ufficio. Pertanto, il giudice dell'udienza preliminare non può emettere sentenza di non luogo a procedere per il reato di falso in atto pubblico, ritenendo insufficienti o contraddittori gli elementi probatori, se tali elementi non sono comunque inidonei a sostenere l'accusa in dibattimento, dovendo invece disporre il rinvio a giudizio, in applicazione del principio per cui l'udienza preliminare conserva natura squisitamente processuale, volta a valutare la mera sostenibilità dell'accusa e non l'innocenza dell'imputato.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FERRUA Giuliana - Presidente

Dott. DUBOLINO Pietro - Consigliere

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. FUMO Maurizio - rel. Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE PRESSO TRIBUNALE DI LANCIANO;

nei confronti di:

1) (OMISSIS) N. IL (OMISSIS) C/;

avverso la sentenza n. 1130/2009 GIUDICE UDIENZA PRELIMINARE di LANCIANO, del 23/04/2012;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. MAURIZIO FUMO;

udito il PG in persona del sost. proc. gen. dott. C. Stabile che ha chiesto annullarsi con rinvio la sentenza impugnata.

RITENUTO IN FATTO

1. Con la sentenza di cui…

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