Il falso in atto pubblico e la truffa, commessi in forma continuata, integrano un reato unico punibile con la pena detentiva edittale prevista per il reato più grave, senza necessità di irrogare anche la pena pecuniaria prevista per il reato di truffa, quando la differenza di gravità tra i due reati sia marginale e non incida sulla determinazione complessiva della pena. La Corte di Cassazione, nel valutare la congruità della pena inflitta, tiene conto della concordanza delle prove testimoniali sulla descrizione della condotta delittuosa, del riconoscimento dell'imputato da parte dei testi e dell'assenza di rapporti tra l'imputato e la persona offesa, ritenendo irrilevanti eventuali errori di fatto sulla ricostruzione di marginali aspetti della vicenda. La motivazione sulla determinazione degli aumenti per la continuazione è adeguata quando la Corte evidenzia la congruità degli stessi, contenuti ciascuno nella misura di un mese di reclusione.