Il decreto di espropriazione, emesso dopo la scadenza dei termini di occupazione legittima ma entro i termini di pubblica utilità, pur essendo astrattamente idoneo al legittimo trasferimento della proprietà del bene, è tuttavia elusivo dell'obbligo di emettere un provvedimento di acquisizione in sanatoria. Pertanto, il periodo di occupazione decorrente dalla scadenza del decreto autorizzativo sino alla data del decreto di esproprio, non risultando assistito da alcun provvedimento legittimante, dà luogo al diritto al risarcimento del danno da occupazione abusiva. L'applicazione del rito abbreviato comune, disciplinato dall'art. 119 c.p.a., è obbligatoria quando il giudizio abbia ad oggetto provvedimenti relativi alle procedure di occupazione e di espropriazione delle aree destinate all'esecuzione di opere pubbliche o di pubblica utilità, a prescindere dalla natura della domanda proposta (risarcitoria o di annullamento). Il mancato rispetto del termine lungo dimidiato per la proposizione dell'appello, previsto dall'art. 119 c.p.a., comporta l'irricevibilità del gravame, senza che possa trovare applicazione l'istituto dell'errore scusabile, salvo che non ricorrano i presupposti tassativamente individuati dalla giurisprudenza. In caso di ricorso collettivo, la sanzione pecuniaria prevista dall'art. 26, comma 2, c.p.a. deve essere applicata separatamente nei confronti di ciascun ricorrente, in quanto i rapporti processuali restano distinti e paralleli.