Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 22012 del 7 giugno 2012

ECLI:IT:CASS:2012:22012PEN

Massima

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La resistenza a pubblico ufficiale nell'esercizio delle proprie funzioni è configurabile anche quando l'agente, pur non avendo percepito inizialmente la qualità di pubblico ufficiale della persona offesa, si sia successivamente reso conto di tale qualità e abbia comunque opposto una condotta violenta e consapevole al fine di impedire o ostacolare l'attività istituzionale del pubblico ufficiale. L'elemento soggettivo del reato di resistenza a pubblico ufficiale non richiede la consapevolezza iniziale della qualità di pubblico ufficiale della persona offesa, essendo sufficiente che l'agente, nel momento in cui ha posto in essere la condotta violenta, fosse consapevole di tale qualità e abbia agito al fine di impedire o ostacolare l'attività istituzionale del pubblico ufficiale. La valutazione della credibilità e attendibilità delle testimonianze è rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito, la cui motivazione logica e coerente non è sindacabile in sede di legittimità, salvo che non risulti manifestamente illogica o contraddittoria. Il reato di resistenza a pubblico ufficiale è configurabile anche quando l'agente, pur non avendo inizialmente percepito la qualità di pubblico ufficente della persona offesa, si sia successivamente reso conto di tale qualità e abbia comunque opposto una condotta violenta e consapevole al fine di impedire o ostacolare l'attività istituzionale del pubblico ufficiale. L'elemento soggettivo del reato di resistenza a pubblico ufficiale non richiede la consapevolezza iniziale della qualità di pubblico ufficiale della persona offesa, essendo sufficiente che l'agente, nel momento in cui ha posto in essere la condotta violenta, fosse consapevole di tale qualità e abbia agito al fine di impedire o ostacolare l'attività istituzionale del pubblico ufficiale. La valutazione della credibilità e attendibilità delle testimonianze è rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito, la cui motivazione logica e coerente non è sindacabile in sede di legittimità, salvo che non risulti manifestamente illogica o contraddittoria.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. GARRIBA Tito - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. FAZIO ((omissis)) - rel. Consigliere

Dott. CAPOZZI Raffaele - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS);

avverso la sentenza del 25-11-2010 della Corte di Appello di Genova;

visti gli atti, il provvedimento denunziato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere ((omissis))ia Fazio;

udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale VOLPE Giuseppe, che ha concluso per la inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. (OMISSIS) ricorre avverso …

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