Cassazione penale Sez. V sentenza n. 9300 del 2 marzo 2009

ECLI:IT:CASS:2009:9300PEN

Massima

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Il diritto di critica, pur se esercitato con toni aspri e accesi, non integra il reato di diffamazione quando le espressioni utilizzate, pur molto critiche, siano sorrette dalla specifica indicazione delle ragioni che ne costituiscono il fondamento, non risultino sovrabbondanti rispetto al fine della critica del fatto e non appaiano pretestuosamente denigratorie, essendo finalizzate a tutelare un proprio interesse o diritto, salvo che le modalità di esecuzione non si rivelino eccessive rispetto al limite dello scopo lecito da raggiungere. In tal caso, la valutazione delle espressioni contestate deve essere effettuata nel contesto della vicenda in cui sono state inserite, tenendo conto dell'intento dell'autore di portare a conoscenza dei destinatari le ragioni delle proprie pretese, anche al fine di addivenire a una soluzione transattiva della controversia.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. AMBROSINI Giangiulio - Presidente

Dott. PIZZUTI Giuseppe - Consigliere

Dott. COLONNESE Andrea - Consigliere

Dott. FERRUA Giuliana - Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) MA. AL. N. IL (OMESSO);

contro

ON. RO. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 17/04/2008 TRIBUNALE di VERONA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. COLONNESE ANDREA;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Di Popolo Angelo che ha concluso per il rigetto del ricorso;

udito, per la parte civile, l'avv. Baio…

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