Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La condotta di minaccia è idonea a integrare il reato di cui all'art. 612 c.p. quando, valutata secondo un criterio medio e in relazione alle concrete circostanze del fatto, risulta astrattamente idonea a cagionare effetti intimidatori sul soggetto passivo, a prescindere dall'effettivo verificarsi del turbamento psichico. Ai fini della configurabilità del reato non è necessario che la minaccia produca concretamente l'effetto intimidatorio, essendo sufficiente che essa sia astrattamente idonea a determinarlo. La valutazione della portata intimidatoria della condotta minacciosa deve tenere conto del contesto di violenza in cui essa si inserisce, come emergente dalle risultanze probatorie. Inoltre, il ruolo concorsuale dell'imputato nell'aggressione fisica, anche se non direttamente autore delle percosse, è rilevante ai fini dell'affermazione della sua responsabilità per i reati di minaccia e ingiuria, in quanto espressione della sua partecipazione all'azione violenta. Infine, l'abrogazione del reato di ingiuria ad opera del d.lgs. n. 7 del 2016 comporta l'annullamento senza rinvio della condanna per tale addebito.