Consiglio di Stato sentenza n. 1552 del 2021

ECLI:IT:CDS:2021:1552SENT

Massima

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L'ordine di demolizione di un manufatto edilizio abusivo, in quanto atto vincolato che consegue alla commissione di un illecito, non richiede una specifica motivazione in ordine alla sussistenza di un interesse pubblico concreto e attuale al ripristino della legalità violata, né una comparazione con gli interessi privati coinvolti. Il decorso del tempo e l'inerzia dell'amministrazione nell'esercizio del potere repressivo non possono in alcun modo legittimare la situazione di fatto abusiva, né radicare un affidamento tutelabile in capo al responsabile dell'abuso o al suo avente causa. L'interesse pubblico al corretto governo del territorio e all'osservanza della normativa urbanistico-edilizia prevale necessariamente sull'interesse privato, essendo l'illecito edilizio configurabile come illecito permanente. Pertanto, l'ordine di demolizione è adeguatamente motivato mediante il semplice richiamo al comprovato carattere abusivo dell'intervento, senza che si impongano ulteriori oneri motivazionali. La mera inerzia dell'amministrazione non è idonea a far divenire legittimo ciò che è sin dall'origine illegittimo, né a ingenerare un affidamento legittimo in capo al proprietario dell'abuso, in assenza di un atto amministrativo favorevole idoneo a creare un'aspettativa giuridicamente qualificata. Inoltre, il rispetto della normativa urbanistico-edilizia locale, che già dal 1935 prevedeva l'obbligo di munirsi di apposita autorizzazione per la realizzazione di manufatti, esclude la possibilità di invocare la buona fede soggettiva del responsabile dell'abuso.

Sentenza completa

Pubblicato il 22/02/2021

N. 01552/2021REG.PROV.COLL.

N. 01656/2015 REG.RIC.

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

Il Consiglio di Stato

in sede giurisdizionale (Sezione Sesta)

ha pronunciato la presente

SENTENZA

sul ricorso numero di registro generale 1656 del 2015, proposto da
Comune di Norcia, in persona del Sindaco in carica, rappresentato e difeso dall'avvocato Massimo Marcucci, con domicilio eletto presso lo studio Antonio Campagnola in Roma, via Lutezia, n. 8;

contro

Agnese Argenti, Ulisse Cappelli, Caterina Cappelli, Cinzia Cappelli, Anna Rita Cappelli, rappresentati e difesi dall'avvocato Sergio Coccia, con domicilio eletto presso il suo studio in Roma, viale Trastevere n. 78;

nei confronti

Soprintendenza per i Beni Architettonici e Paesaggistici dell'Umbria non costituita in giudizio;

per la riforma

della …

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