La massima giuridica che si può trarre dalla sentenza è la seguente: La legittimazione attiva delle associazioni rappresentative di interessi collettivi, nel processo amministrativo, presuppone che la questione dibattuta rientri tra le finalità statutarie dell'associazione e che l'interesse da tutelare sia comune a tutti gli associati. Tuttavia, l'associazione non è legittimata a dolersi di profili estranei alle proprie finalità statutarie, come le modalità di concessione di suolo pubblico. L'amministrazione può legittimamente riaprire un procedimento precedentemente sospeso, qualora vengano meno gli ostacoli procedimentali che ne avevano impedito l'esame nel merito. La normativa regionale che consente l'istruttoria di istanze pregresse, in attesa dell'approvazione del nuovo piano faunistico venatorio, non impone all'amministrazione di respingere le istanze già precedentemente negate. Nell'istituzione di un'azienda faunistico-venatoria in ambiente palustre, l'amministrazione deve motivare adeguatamente la perimetrazione dell'area, facendo riferimento ai parametri normativi di "superficie umida" e "superficie allagata", nonché il numero massimo di cacciatori giornalieri ammissibili, in base al rapporto di un cacciatore per 10 ettari di superficie allagata. L'omissione di tali elementi integra carenza di istruttoria e motivazione, comportando l'annullamento del provvedimento.