Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 24438 del 28 giugno 2010

ECLI:IT:CASS:2010:24438PEN

Massima

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Il giudice di legittimità, nel sindacare la motivazione di una sentenza penale, è tenuto a verificare la logicità e la coerenza interna del discorso argomentativo, senza poter procedere a una nuova valutazione delle prove e dei fatti, riservata al giudice di merito. L'illogicità della motivazione, quale vizio denunciabile in sede di legittimità, deve essere di macroscopica evidenza, tale da risultare percepibile ictu oculi, mentre le minime incongruenze non sono rilevanti. Il giudice di legittimità non può sostituire la propria ricostruzione dei fatti a quella operata dal giudice di merito, né può sindacare l'apprezzamento delle prove, trattandosi di valutazioni riservate in via esclusiva al giudice del processo. La motivazione della sentenza impugnata deve essere logica e coerente rispetto agli atti processuali citati e alla conseguente valutazione effettuata dal giudice di merito, senza che sia consentito al giudice di legittimità di procedere a una rinnovata valutazione dei fatti al fine di pervenire a una ricostruzione diversa da quella accolta dal giudice di appello.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. AGRO' Antonio S. - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. MATERA Lina - Consigliere

Dott. FIDELBO Giorgio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

Zh. Au. , nato a (OMESSO);

contro la sentenza del 18 settembre 2009 emessa dalla Corte d'appello di Torino;

visti gli atti, la sentenza impugnata e il ricorso;

sentita la relazione fatta dal consigliere dott. Fidelbo Giorgio; sentito il Sostituto Procuratore generale, dott. Stabile Carmine, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO E IN DIRITTO

Con la decisione in epigrafe…

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