La massima giuridica che si può trarre dalla sentenza è la seguente: Nell'accertamento di una violazione dell'art. 62, comma 2, lett. a) ed e), del d.l. n. 1/2012 da parte di imprese della grande distribuzione organizzata, che avrebbero imposto ai propri fornitori di pane fresco condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose, quali l'obbligo di ritiro e smaltimento a proprie spese dell'intero quantitativo di prodotto invenduto e il riacquisto da parte della catena distributiva del prezzo corrisposto per la merce restituita, l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato non può fondare la prova dell'illecito esclusivamente su presunzioni semplici derivanti dalla constatazione della diffusa applicazione di tale clausola e dalla posizione di debolezza contrattuale dei fornitori, dovendo invece dimostrare in modo più completo e puntuale, anche attraverso l'analisi della regolazione complessiva dei singoli rapporti contrattuali, che la clausola di reso sia stata effettivamente imposta unilateralmente dalla grande distribuzione senza alcuna trattativa individuale, in assenza di una reale possibilità di negoziazione da parte dei fornitori, in violazione del divieto di imporre condizioni contrattuali ingiustificatamente gravose previsto dalla citata normativa.