La partecipazione ad un'associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, anche in concorso con altri soggetti, comporta la responsabilità penale dell'imputato qualora emerga il suo stabile inserimento nell'organizzazione criminale, il suo contributo consapevole e volontario alle attività illecite del gruppo, nonché la sua conoscenza della struttura e delle finalità dell'associazione, a prescindere dal ruolo specifico ricoperto e dalla quantità di stupefacente detenuta o ceduta. La gravità e la reiterazione delle condotte delittuose, l'utilizzo di mezzi e basi logistiche, la capacità di azioni estorsive per il recupero dei crediti, il coinvolgimento di un numero rilevante di partecipi e l'ampio ambito territoriale di operatività sono elementi che consentono di escludere la configurabilità della fattispecie associativa di minore entità. Inoltre, la partecipazione all'associazione non può essere riqualificata ai sensi dell'art. 114 c.p. in quanto tale disposizione non è applicabile ai reati associativi, essendo la partecipazione all'associazione espressione dell'adesione al patto criminoso e non di un mero concorso nel reato. Il trattamento sanzionatorio deve essere commisurato alla gravità e alla reiterazione dei reati, nonché alla personalità dell'imputato, senza che assumano rilievo elementi come la scelta del rito abbreviato o l'assenza di precedenti specifici.