Il pericolo concreto ed attuale di reiterazione del reato da parte dell'indagato, quale presupposto per l'applicazione della misura cautelare della custodia in carcere, può essere desunto dalla pluralità di precedenti penali, anche in materia di stupefacenti, dalla commissione del fatto in costanza di altra misura cautelare, dalla pendenza di ulteriori procedimenti penali e dall'inserimento in circuiti criminali qualificati, tali da offrire all'indagato costanti e significative occasioni per delinquere al fine di conseguire illeciti proventi, senza che la detenzione in forza di altra misura cautelare o di provvedimento di espiazione di pena costituisca impedimento all'applicazione di nuove misure cautelari. In tali casi, la motivazione sulla inidoneità e inadeguatezza di misure meno afflittive della custodia in carcere può fondarsi sull'insensibilità dell'indagato a qualunque trattamento rieducativo e preventivo, desumibile dai plurimi precedenti penali e dalla reiterazione della condotta criminale anche in costanza di altre misure cautelari.