La sentenza di patteggiamento deve contenere la dichiarazione di falsità dell'atto o documento oggetto di imputazione, in quanto tale declaratoria prescinde dall'accertamento della responsabilità penale dell'imputato ed è fondata sul mero rilievo della non rispondenza al vero dell'atto, connesso all'interesse pubblico ad eliminare dal'universo giuridico gli atti dei quali sia stata accertata la falsità. Tale declaratoria di falsità è doverosa e la sua omissione determina l'invalidità parziale della sentenza, non potendo essere supplita dal giudice di legittimità, in quanto presuppone specifiche valutazioni di merito ed è suscettibile di autonoma impugnazione. Il giudice del patteggiamento può provvedere alla declaratoria di falsità, pur nei limiti della cognizione allo stato degli atti che gli è propria, sulla base del mero rilievo della non rispondenza al vero dell'atto o del documento in questione. L'accertamento della falsità non dichiarato dal giudice di cognizione non può essere effettuato in sede esecutiva ai sensi dell'art. 675 c.p.p., comma 1, in quanto tale disposizione presuppone l'avvenuto accertamento della falsità, che nel caso di specie non è stato compiuto.