Il reato di partecipazione ad associazione di stampo mafioso, essendo un reato permanente, si protrae fino alla data della sentenza di primo grado, a nulla rilevando la data del conclusivo giudicato. Pertanto, il momento di cessazione della condotta criminosa deve essere individuato nella data della sentenza di primo grado, con la conseguenza che il reato non si è ancora prescritto qualora tale sentenza sia intervenuta in un momento antecedente al raggiungimento del termine prescrizionale. Inoltre, le convergenti dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, corroborate da altri elementi probatori, possono costituire prova sufficiente per l'accertamento della responsabilità dell'imputato per il delitto associativo, senza che assuma rilievo la mera circostanza che alcuni collaboratori abbiano inizialmente indicato il cognome della moglie del boss in modo erroneo. Infine, il diniego delle attenuanti generiche e la determinazione della pena base in misura prossima al minimo edittale risultano legittimi alla luce della gravità dei fatti contestati.